Descrizione
Comandante di incrociatore, durante molti mesi di guerra, con spirito di completa dedizione, aveva trasfuso nell’equipaggio le sue belle doti di volontà e di energia. Colpita ed incendiata, nella notte, la nave da una squadra nemica comprendente più unità da battaglia, privata ormai di ogni mezzo di offesa e di difesa, ancora si prodigava in un supremo tentativo di salvarla ed ai suoi marinai portava, con la parola e con l’esempio, quella forza e quella serenità, che erano nella sua anima. Sbandata fortemente la nave prima di ordinarne l’abbandono, prima di far mettere in mare le zattere, riuniva a poppa la sua gente per lanciare nella notte buia, l’estremo grido di fede: “Viva l’Italia, Viva il Re, Viva il Duce”. E all’Ammiraglio che lo invitava a salvarsi, rispondeva pacato, sereno, tranquillo: “Non mi salvo; la mia zattera è per i marinai”. Dalla plancia, mentre intorno a lui divampava furioso l’incendio, dava ancora l’ultimo comando: “Affondate la nave”. E con essa, che già in altri combattimenti al suo comando aveva vittoriosamente spiegato al vento la bandiera di battaglia, egli si inabissava nel mare.
Mediterraneo Orientale, 28 marzo 1941